“Coniglio il martedi…” - Aurelio Mattei


“Coniglio il martedi…”, prima edizione del 1993, edito da Sperling & Kupfer, scritto da Aurelio Mattei. Il libro è fuori catalogo.

Si tratta di un libro molto discusso. Originariamente dato alle stampe come un romanzo giallo-criminale ispirato ai delitti del mostro di Firenze (nel libro non esiste nessun riferimento diretto né a Firenze né al mostro di Firenze). Passerà sotto traccia per qualche anno, finché Gabriella Carlizzi inizierà a scrivere di presunte seconde chiavi di lettura presenti nel libro: cioè del ruolo occulto dell’autore e della presenza di presunti riferimenti a sette esoteriche. Michele Giuttari eseguirà accertamenti sul romanzo.

Dal 2017, a seguito delle indagini a carico del legionario, alcune parti del libro saranno lette come supposte allusioni allo stesso legionario e alla c.d. strategia della tensione.

 

La trama di “Coniglio il martedi…” è la seguente: (attenzione può costituire spoiler)

Il romanzo è ambiento all’interno della serie di delitti, tuttavia senza mantenere grandi attinenze con la serie reale. Non compare mai il nome reale dei luoghi, con buona approssimazione il “Borgo Angeo” del romanzo corrisponde a Borgo San Lorenzo, “Vurguli” a Vicchio, “Cormaio” a Calenzano e “Portelli” a Lastra a Signa. Per quest’ultima località non c’è corrispondenza tra la lettera iniziale del nome di fantasia e il nome reale. Tre poliziotti nel libro portano i cognomi di personaggi entrati nella vicenda reale e sono lo “Steri”, il “De Felice” e il “Frank Ferri”.

I capitoli si alternano con la narrazione degli eventi sul versante della polizia con il commissario Pino Cadone e gli eventi vissuti da parte dell’assassino. La polizia nel corso delle indagini perlustra il mondo dei guardoni e ne arresta uno, il “Masoli”, che risulterà innocente (Mattei allude forse al guardone ES).

L’assassino invece si rivela essere un s.k. solitario, single, di professione impiegato in un quotidiano, che uccide le coppiette come atto di ritorsione verso la coppia che gli ha procurato la perdita di un testicolo durante una colluttazione. Altra conseguenza di questa colluttazione sarà il permanere di un labbro storto sulla faccia del maniaco. I feticci che asporterà alle vittime in parte li mangerà in parte li congelerà (analogia con “Fegato" di Umberto Cecchi).

La pausa nei delitti tra il ’74 e ’81 è dovuta al viaggio che fa il s.k. a Los Angeles in California per un corso di aggiornamento, dove acquisterà il visore notturno (un riferimento al killer Zodiac?).  L’evento scatenante che determinerà la ripresa degli omicidi sarà la morte della madre.

La nuova serie dei delitti è una partita a scacchi tra la polizia e il colpevole. Al fine di creare un depistaggio il s.k. inserirà i proiettili della sua pistola in un vecchio fascicolo processuale di un delitto del ’68. Una telefonata anonima fatta dal s.k. metterà la polizia sulla falsa pista. La polizia arresterà l’indagato del ’68, che si suiciderà per impiccagione in carcere, nonostante un nuovo delitto lo scagioni.

Nel finale il s.k. produce una ridda di missive contenenti false piste e fa perdere le proprie tracce, bruciando i propri documenti all’interno di una cava e forse suicidandosi dopo un nuovo dialogo immaginario con il padre morto.

Quindi per Mattei il s.k. è una persona solitaria, malata che agisce per vendetta ed entra in contatto con le FO sfidandole ma comunque rappresenta un cittadino non comune vista l’abilità ad accedere al tribunale e falsificare i reperti di un fascicolo.


Quelle che seguono sono le tracce di presunti messaggi nasconti nel romanzo (il libro è edito nel 1993 e molte piste investigative saranno seguite molti anni dopo). 

In merito all’autore:

Aurelio Mattei è stato un criminologo e consulente del Sisde, ma soprattutto collega di ufficio del Prof. Francesco Bruno, che sul caso del mostro di Firenze al 1993 aveva già scritto dossier che saranno resi noti alcuni anni dopo. 

Il libro risulta dedicato alla memoria del professor Franco Ferracuti e del colonnello Alberto Mario Corsi. Il primo è stato un criminologo, consulente del Sisde e considerato il maestro del prof. Francesco Bruno (che assumerà consulenze tecniche nella difesa di Pacciani nel processo dal 1994).

Mattei non è quindi un semplice giallista come è apparso inizialmente. Plausibile la volontà di Mattei di far passare dei “messaggi”.

 In merito alla setta esoterica:

Nella parte iniziale del romanzo, dopo il nuovo delitto (del ’81), il questore dice: “vi ricordate? anche dopo il delitto di Borgo Angeo (’74), escludendo la rosa rossa, non è emerso nulla di significativo". Frase enigmatica vista con una seconda chiave di lettura. Solo molte pagine dopo si legge che il s.k. adagiò una rosa rossa sul corpo della ragazza uccisa, trovandola sul cruscotto dell’auto della coppia (dettaglio aggiunto da Mattei che non è accaduto nei delitti del MdF). Poco dopo il discorso del questore, Mattei scrive che è difficile che si fosse trattato di un serial killer solitario che va in in giro con una rosa rossa.

 In merito alla strategia della tensione:

Ancora nei primi capitoli il questore ipotizza che l’autore dei delitti sia un gruppo che vuole mettere in cattiva luce le istituzioni e terrorizzare la popolazione, come per le stragi sui treni.

 In merito al legionario:

Le analogie tra la vita del legionario e il romanzo sono le seguenti: il serial killer si reca nei fine settimana a “Vurguli” (quindi a Vicchio) dalla madre. In questa località colleziona album con i ritagli dei giornali relativi ai duplici delitti. Il killer frequenta i poligoni per sparare con la Beretta calibro 22, in particolare il poligono “Valle Verde” (un riferimento alla “villa dei misteri”?). Il padre deceduto del s.k. ha combattuto in Algeria (presenza della legione straniera) ed è stato un violoncellista (vedi Mario Spezi “Il violinista verde” ?). In occasione del decesso della madre il s.k. sale sul carro funebre per tutto il tragitto fino al cimitero (lavoro del legionario e possibile richiamo ad "Amici Miei").

 In merito al duplice delitto del ’68:

Per Mattei il duplice delitto del ’68 rappresenta una falsa pista nella serie dei delitti del mostro. Il depistaggio sarebbe stato eseguito dallo stesso mostro. Nella telefonata anonima che il s.k. fa alla polizia, dice di essere un “amico” e poi di chiamarsi “Pan”. Per il professionista Frank Ferri del FBI -BSU, “Pan” corrisponde al mostro che ha eseguito il depistaggio e dice che pan violenta le ninfe (riferimento al Botticelli che fa Ruggero Perugini fa più volte in “Un uomo abbastanza normale”).

 Altre particolarità:

Secondo alcune fonti il titolo del romanzo “Coniglio il martedi…” potrebbe celare riferimenti non esplicitati e alludere a qualcosa di diverso da quello che viene narrato nel libro (e che rappresenta anche il finale dello stesso) ovvero il cibo cucinato dall’amante del s.k. il martedì.

Mattei scrive che una sensitiva riporta che l’assassino indossa una muta da sub (un riferimento ai fatti del lago Trasimeno? vedi "La strana morte del Dr. Narducci").

E’ presente un riferimento al “Vangelo Secondo Giovanni” che la madre lascia al s.k. assieme al testamento. Già Laura Grimaldi aveva fatto dei riferimenti ambigui a “Santo Giovanni” nel suo romanzo (“Il sospetto”). Il messaggio potrebbe essere legato ad una località con questo nome (es. S. Giovanni V.d.A.), a una persona, ad un nome di una villa o chiesa oppure alla schola esoterica iniziatica di San Giovanni (vedi "Mostro d'autore").

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