"In difesa della giustizia" - Piero Luigi Vigna e Giorgio Sturlese Tosi
“In difesa della giustizia” prima edizione del maggio 2011, edito da BUR Rizzoli, scritto da Piero Luigi Vigna e Giorgio Sturlese Tosi. Il VdM dell’usato è di circa 5€.
Piero Luigi Vigna (Borgo San
Lorenzo 1933 - Sesto Fiorentino 2016) non necessita di presentazioni: è stato il
procuratore aggiunto e poi il capo procuratore (1991) che si è occupato del
caso del MdF.
Il libro è l’autobiografia del
procuratore, che dal 1997 al 2005 guiderà la Procura Nazionale Antimafia.
La trama de “In difesa della
giustizia” è la seguente: (attenzione può costituire spoiler)
Vigna racconta anni di indagini
svolte a partire dalle stragi di mafia del 1993, che colpiranno sia Firenze ma
anche Roma e Milano. La strage con più vittime fu quella via dei Georgofili a
Firenze, per questo motivo il procuratore coordinerà le indagini anche sugli
altri attentati arrivando a individuare e arrestare gli autori mafiosi. Continuando
nelle investigazioni sui moventi delle stragi, Vigna individua un “personaggio
ambiguo” che tornerà alla ribalta anche per la Strage di Bologna ovvero Paolo
Bellini.
Tramite le indagini svolte su
Paolo Bellini e sul procuratore Ugo Sisti (condannato per favoreggiamento a
seguito dell’azione di Vigna), Vigna arriverà alla trattativa tra Stato e mafia,
ai depistaggi, al servizio segreto parallelo e alla ricerca dei burattinai
ovvero di un secondo livello coperto dietro alla trattativa senza riuscire ad
individuarlo: “quello che non è provato non esiste” è uno dei motti di Vigna.
Come Procuratore Nazionale antimafia,
Vigna svolgerà molti colloqui con boss mafiosi reclusi, tra cui Riina,
continuando a completare il puzzle delle indagini sulle stragi di mafia e su
una possibile entità coperta che le avrebbe favorite.
Anni prima Vigna indagò sul
terrorismo nero e rosso degli anni di piombo. Tramite una pista dell’omicidio Occorsio,
Vigna indagò sulla massoneria: nel 1976 interrogò Licio Gelli arrivando a farsi
consegnare la lista degli appartenenti alla P2. Questo accadeva prima della pubblicazione
nel 1981 di quelle stesse liste a seguito della perquisizione a Castiglion Fibocchi.
Indagò sulla strage dell’Italicus e di altri attentati minori.
Interrogando il terrorista di
Ordine nuovo Sergio Calore conobbe anche Angelo Izzo. Per un periodo Izzo fu
trasferito a Firenze per rispondere alle domande di Vigna in merito all’omicidio
Occorsio, svelando al magistrato i modi in cui i movimenti di estrema destra si
procuravano le armi (n.d.a. i nasco?) e svelando le strutture di alcune
organizzazioni terroristiche (n.d.a. gladio?).
Le indagini sul terrorismo rosso
porteranno Vigna ad indagare su Giovanni Senzani, che abitava in Borgo
Ognissanti a Firenze “a due passi dal comando provinciale dei Carabinieri” e
che diventerà uno dei capi delle Br assieme a Mario Moretti. Durante il
rapimento di Aldo Moro fu inoltre accertato che la direzione strategica delle
Br si riuniva a Firenze.
Dalla fine degli anni Settanta,
Vigna si occuperà dei sequestri svolti a titolo di riscatto realizzati dall’Anonima
Sequestri (malavita non organizzata). Sarà sostenitore della linea della
fermezza ovvero non si tratta con i sequestratori e non si pagano i riscatti;
arrivando a scontrarsi con le famiglie e con altre procure che agivano ciascuna
secondo la propria iniziativa non esistendo una normativa contro questi reati né
la norma che permetteva il congelamento dei beni alla famiglia del rapito. Avrà
modo di arrestare molti sardi coinvolti in questi reati tra tutti Mario Sale e
un barista di prato di origine sarda.
In merito all’indagine sul MdF
racconta di come i soldi trovati a Pacciani suggerissero l’ipotesi dei mandanti
dei delitti.
L’autobiografia permette di
inquadrare l’azione del procuratore. Con l’aiuto dei procuratori Chelazzi e
Fleury con buona probabilità arrivò a conoscere i legami tra mafia, massoneria,
servizi paralleli e strategia della tensione molto prima che queste strutture
fossero di dominio pubblico. Subì alcuni tentativi di uccisione per via delle
sue inchieste. Per qualche motivo non arrivò mai a inquisire il “secondo
livello” quello dei burattinai, che più di una volta si palesò nelle sue inchieste;
forse perché quello che non è provato non esiste o forse chissà…
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